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Il rito del piatto rotto

Il rito del piatto rotto

L'usanza secondo cui se spargi molti cocci, la tua vita matrimoniale sarà indissolubile

Un diamante è per sempre, ripeteva un famoso slogan pubblicitario. Ma in questo caso per far felice una sposa, o meglio, per augurare l'eterna felicità a una fresca coppia di coniugi, è sufficiente... un piatto rotto. Un piatto in ceramica, non per forza costoso, che però sia ben tenuto, integro e non presenti sbeccature. La funzione imprescindibile di questo piatto? Deve andare in mille pezzi...

Già perché si sa quanto le tradizioni, in certe zone d'Italia (e non solo), abbiano un peso nell'indirizzare momenti epocali della nostra vita. Più della forza di volontà o del potere inebriante dei soldi. Perciò, quando si parla di matrimonio, soprattutto in Sardegna e in alcune regioni del Sud come la Campania, il rito del piatto rotto deve essere preso molto sul serio. Bisogna eseguire il rituale senza sgarrare di una virgola nei passaggi, pena la sfortuna che si abbatte inesorabile sulla coppia di sposi.

Festa, giubilo e felicità il giorno delle nozze. Ma per iniziare col piglio giusto la giornata più bella della nostra vita serve un piatto preparato alla perfezione. Vanno selezionati con cura gli ingredienti con cui riempirlo, che devono essere tassativamente riso, grano, sale, caramelle, uva passa, mandorle, confetti, monetine, coriandoli (in alternativafogli di carta stagliuzzati), petali e foglie. Elementi diversissimi tra loro, ma che richiamano simbolicamente la molteplicità, la ricchezza, la dolcezza e il benessere.

All'uscita di casa della sposa e dello sposo, la persona incaricata (solitamente la mamma della sposa, la nonna o una parente stretta) si dota di grande vigore per lanciare verso i due fortunati e gli invitati il contenuto del piatto, come modo per augurare loro fortuna, abbondanza e prosperità; salvo poi con un gesto energico sbattere forte il piatto per terra, affinché si rompa in mille pezzi. Occhi e cuori trepidanti assistono a questa scena da cui dipenderà la felicità della coppia.

Se il rituale del piatto rotto non dovesse andare a buon fine, infatti, non sarebbe un buon segno. Ed è per questo che l'operazione si ripeterà ancora finché i cocci si sparpaglieranno ai piedi degli sposi come schegge impazzite. Tradizione vuole che il piatto rappresenti il legame con la famiglia di origine e, se questo va in frantumi, equivale ad augurare agli sposi di non fare più ritorno alla casa materna. Un piatto rotto, dunque, scaccia lo spauracchio del divorzio ed è ben augurante per un matrimonio duraturo e per una famiglia felice.

C'è un altro segnale da non sottovalutare per i due sposi: il ruolo dei bambini. Una volta che i vari ingredienti che colmavano il piatto sono stati lanciati, una scorribanda di baby invitati si affretta a raccogliere le caramelle e le monetine, cadute inevitabilmente a terra. La presenza dei bambini, in questo attimo di intensa ritualità, è importante perché evoca un futuro radioso sul fronte della fertilità.

Un breve istante che racchiude una vita intera. Anche se poi, a seconda dei paesi dove si attua l'usanza, cambiano i momenti in cui si mette in pratica il rituale del piatto rotto. A casa degli sposi, come detto, è molto comune, così come al termine della cerimonia religiosa, fuori dalla chiesa, o al ristorante. Ma gli amici dei coniugi possono provvedere al rito anche durante il passaggio in corteo per le vie, a cui si uniscono le persone dalla strada, se si tratta di un piccolo paese.

Pure qui, rigorosamente, c'è un paletto da rispettare per la buona riuscita del rituale: mai spazzare via i cocci del piatto rotto. Saranno il vento, la pioggia e gli eventi atmosferici ad occuparsi, in modo naturale, dei frammenti di ceramica. In Sardegna, anche gli operatori ecologici se ne guardano bene dal ripulire questa lontana tradizione.

Infatti, stiamo parlando di un'usanza che arriva da epoche remote. Sembra che addirittura ce l'abbiano tramandata gli antichi greci. Tra un insegnamento di filosofia, retorica e fisica, hanno avuto il tempo di trasmetterci i miti. All'età di Platone e Aristotele, gli sposi erano soliti frantumare i piatti sull’uscio di casa per respingere gli spiriti maligni. Infatti, se rompere qualcosa è associato all'idea di violenza, gli spiriti malvagi sarebbero stati ingannati sulla natura dell'evento, in realtà festoso, che si stava celebrando.

C'è anche una credenza che però fa intendere come il rituale del piatto rotto venisse praticato quando fosse venuta a mancare una persona cara. L'atto della rottura doveva servire a interrompere il circolo di morte in famiglia. Insomma, che si tratti spiriti, di superstizione o di un possibile divorzio, c'è sempre uno spettro da allontanare.
LeValentine

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