Chiesa di S.Martino

P. della Chiesa, 6 - Prato Vedi la mappa

Informazioni

Paperino fu un antico popolo del distretto pratese e il toponimo ha origine da un predio di epoca romana. È ricordato per documenti nell'XI secolo. La "cappella S. Martini de Paparino" è menzionata nei privilegi papali del XII secolo tra le «cappelle» soggette alla propositura di S. Stefano di Prato. Il proposto di Prato nominava il rettore e richiedeva annualmente, come superiore e padrone, un'oblazione in cera. L'atto di immissione in possesso del rettore comportava il giuramento di obbedienza e riverenza al proposto, e si chiudeva col canto del Te Deum e il suono a festa delle campane della chiesa. La giurisdizione della propositura, poi cattedrale, di Prato terminò nel 1732, quando la chiesa fu accorpata al plebato di S. Maria a Colonica di Prato e sottoposta alla giurisdizione del vescovo di Pistoia. Il corpo di fabbrica della chiesa è composto da due volumetrie con coperture poste ad altezze diverse; la prima - quella medioevale - formata dalla navata è più stretta e bassa, la seconda - realizzata nel terzo decennio dell'Ottocento - corrispondente alla zona presbiteriale e absidale è più alta e larga. In prossimità dello spigolo nord est del complesso si trova il campanile. Preesistenze Sulla modesta facciata a capanna della chiesa, protetta da una tettoia in legno, è un affresco trecentesco raffigurante la Madonna col Bambino tra san Martino e san Giovanni Battista, dipinto nella lunetta archiacuta del portale e attribuito al fiorentino Francesco di Michele (il Maestro di S. Martino a Mensola), attivo nella seconda metà del Trecento. Con i restauri alla chiesa effettuati nel 2013, è stata riposizionata al centro della navata, sotto vetro, la lastra tombale in pietra serena, con la figura giacente del defunto ser Andrea di Simone da Bologna, rettore della chiesa, deceduto nel 1405. Elementi decorativi Il presbiterio, separato dalla chiesa con una moderna balaustra in pietra, è coronato da una cupoletta cieca dipinta con San Martino in gloria, del 1826, opera di Raimondo Zaballi d'Arezzo, mentre le riquadrature sono opera del pratese Domenico Cigheri.

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P. della Chiesa, 6 - Prato (PO)

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