Chiesa di S.Maria degli Aroli

V. Aroli - Monsano Vedi la mappa

Informazioni

XII - XII (preesistenze intorno) Fino al secolo XIII la chiesa si chiamava “Santa Maria de Lauriola” per indicarne la collocazione in un bosco di lauri, alberi sacri ad Apollo. Da qui poi derivò “Arola” o “degli Aroli”. L’etimologia manifesta con immediatezza le antiche origini cultuali del luogo, di cui abbiamo notizie storiche a partire dal secolo XII, quando viene fondata la chiesa del capitolo della Cattedrale. Originariamente l'edificio doveva essere assai piccolo, misurando, sembra, metri 5 x 7 circa. XIII - XIII (ampliamento intero bene) L’attuale edificio risale al secolo XIII, quando si provvide ad un ampliamento del precedente nel senso della larghezza di circa un metro verso destra, come dimostra la non centralità del protiro, ed anche nel senso della lunghezza di circa nove metri, come testimoniato dalla cerniera della muratura. 1471 - 1471 (restauro intero bene) Della chiesa esiste una rappresentazione grafica del 1471, anno in cui secondo la tradizione la Madonna apparve a Frà Giordano per chiedere la costruzione del santuario di Santa Maria fuori Monsano. Pur trattandosi di un’immagine condotta con criterio di sintesi grafica, corrisponde però nelle linee essenziali all’edificio degli Aroli così come esso doveva presentarsi prima di importanti lavori di consolidamento e restauro condotti nell’Ottocento. La targa datata anno 1471, posta sulla parete destra della chiesetta, testimonia i restauri del periodo. XVI - XVI (cambio di destinazione d'uso intero bene) La riduzione del culto, iniziata nel secolo XVI con la creazione della parrocchia di Monsano e accentuata da quella delle due vicine parrocchie rurali di Santa Maria di Monsano e di Santa Lucia nello stesso secolo, ebbe come conseguenza il decadimento anche materiale della chiesa. La sua importanza diminuì ulteriormente per il fatto che all’unica strada che fino al secolo XIV collegava Jesi con Monsano, passando vicino alla chiesa degli Aroli, si aggiungessero altre due strade, sempre più frequentate, che passavano rispettivamente per le nuove parrocchie di Santa Lucia e di Santa Maria fuori Monsano. Il decadimento si accrebbe quando la custodia venne affidata a qualche agricoltore della zona, il quale utilizzava la chiesa come ripostiglio di attrezzi agricoli, foraggi e derrate; verso la metà del secolo XIX venne cessata ogni forma di culto. 1871 - 1871 (inizio restauro intero bene) La chiesa corse più volte il pericolo di essere demolita o trasformata, soprattutto nella seconda metà del secolo XIX, quando il fondo su cui sorge fu tolto al canonico beneficiario (in forza della legge regolante i beni ecclesiastici) e venduto all’asta pubblica; l’acquirente, ritenendosi a torto proprietario anche della chiesetta, decise di abbatterla. Si deve al grande impegno dell'allora priore della Cattedrale, poi vescovo di Jesi, Monsignor Magagnini, se la chiesa fu salvata dalla distruzione, confermata in proprietà alla Chiesa jesina, adeguatamente restaurata nel 1871 e riaperta al culto. 1871 - 1873 (ristrutturazione e ammodernamento intero bene) Tra il 1871 e il 1873 si provvide a ripristinare all’uso liturgico la chiesa che era stata trasformata in magazzino. Il tipo di lavori eseguiti testimonia il grave degrado della struttura architettonica, alla quale si rimise mano con radicali interventi di ricostruzione che interessarono la tettoia del protiro, le travature del tetto, il pavimento, il campanile, l’apertura di due finestre e l’intonacatura delle pareti. Del tutto ricostruita fu anche la casa sul fianco meridionale ad uso di sagrestia ed abitazione del cappellano. Dotata di coro ed organo, di pulpito e di altare, la chiesa era di nuovo in grado di rispondere alle esigenze di culto, come ricordano alcune piastrelle in maiolica, murate lungo le pareti, dove intorno al simbolo della croce compaiono la data 1873 e le lettere R.M.E. AE. che corrispondono a "Rambaldus Magagninis Episcopus Aedificavit". XX - XX (restauro e consolidamento tetto intero bene) Un nuovo intervento di restauro mise in luce alcune nicchie di forma quadrata e ad arco acuto lungo la parete settentrionale e sulla controfacciata, che facevano parte della costruzione primitiva. Anche ammettendo una sopraelevazione dell’attuale piano di calpestio, la posizione delle nicchie è tale da far escludere che si trattasse di finestre, mentre appare più probabile un loro uso funzionale connesso alla distribuzione delle fonti luminose realizzata tramite lucerne. E' stato anche consolidato il tetto, e le capriate interne si presentano oggi in buono stato di conservazione. 1944 - 1944 (pericolo intorno) La chiesa corse un ultimo grave pericolo di distruzione nel 1944 quando, nel corso di azioni militari, su di essa furono sganciate da un aereo ben dodici bombe, nessuna delle quali fortunatamente andò a segno. 1983 - 1983 (manutenzione straordinaria coperture) Con autorizzazione edilizia dell' 8 Luglio 1983, protocollo n. 2522/83, sono stati eseguiti lavori di manutenzione straordinaria e rifacimento parziale del tetto, con esecuzione di muratura a cuci e scuci. Progetto e direzione lavori dell'ingegnere Giuseppe Lenti di Jesi. Impresa esecutrice: Ditta "Latini Luigi e Figli snc" di Senigallia.

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