Chiesa di S.Francesco

P. San Francesco, 10 - Prato Vedi la mappa

Informazioni

La vibrante facciata romanico-gotica a fasce di alberese e verde di Prato, con ricco portale, è completata da un coronamento rinascimentale a timpano. Nel vasto interno, impoverito da un ripristino neomedievale nel 1902-04, sono però conservate opere notevoli. Pareti esterne Attualmente la chiesa presenta all'estemo caratteristiche di notevole interesse e originalità. Essa è stata infatti la prima importante fondazione religiosa pratese ad essere costruita quasi interamente in laterizio, un materiale più economico dell'alberese e abbondantemente prodotto nelle fornaci locali; l'utilizzo della pietra è limitato alla parte basamentale del fianco e della facciata. Il fianco sinistro mostra la particolare muratura in mattoni con spessi giunti di malta, scandita da sottili lesene e conclusa da una cornice sottogronda ad archetti ciechi su mensolette. Ben evidenti i vari interventi succedutisi nel tempo: il portale cinquecentesco in arenaria recante lo stemma Datini aperto quasi in corrispondenza di quello originario archivoltato, ancora parzialmente visibile, quindi un altro portale medievale e in alto alcuni finestroni seicenteschi tamponati. Facciata La facciata è animata però dal gioco alternante delle fasce bianche e verdi, tipico motivo romanico d’ascendenza pisano-pistoiese, è frutto di più fasi costruttive. Alla prima appartiene il bel portale strombato, compiuto già nel 1313, arricchito da tre esili colonnine ai lati e con originale architrave a conci bianchi e verdi recante al centro lo stemma dei Pugliesi e sui margini due personaggi inginocchiati di quella casata. Ad un secondo momento, la parte centrale comprendente l'archivolto a tutto sesto, plasticamente incorniciato, sulla cui lunetta compare l’Immacolata del pratese Martino Benelli (prima metà dell'800), e l'occhio fino all'imposta del timpano. Questo, aggiunto nel corso del '400, ha il profilo sottolineato dal motivo delle mensolette lisce e contiene entro il tondo centrale un interessante rilievo con San Francesco che riceve le stigmate, accostabile ai modi di Andrea della Robbia. Abside esterno Coerente col fianco e unitaria nella struttura è la zona absidale distesamente composta con le tre cappelle laterali leggermente arretrate rispetto alla maggiore. Mentre le cappelle laterali sono forate da una monofora ogivale, la centrale ha due monofore a pieno centro sormontate da un occhio circolare. Interno della chiesa All'interno è riproposto lo schema planimetrico tipico delle chiese francescane: un'unica ampia navata coperta a capriate lignee ridecorate agli inizi del Novecento, quando fu aggiunta anche la fascia sottostante ornata di stemmi e motivi neotrecenteschi (opera di E. Calzolari), si smantellarono tutti gli altari seicenteschi e si rifecero interamente tutti gli intonaci. Tipica delle chiese francescane è la continuità tra la navata e il coro con la parete di fondo aperta dalle tre cappelle absidali ogivali con volte a crociera. Altro frutto del restauro conclusosi nel 1904 sono gli altari laterali con sontuose cornici e i dipinti con Santa Teresa e Santa Teresa in adorazione, di Giuseppe Catani Chiti e di Elena Pasquetti. Elementi decorativi Lungo le pareti laterali, forate da sei monofore per lato, ripristinate coi lavori del 1904, rifacendone le vetrate con stemmi, sono le stazioni della Via Crucis entro edicolette neogotiche. Sulla parete sinistra, dopo il primo altare, è stata inserita la tomba di Geminiano Inghirami († 1460), opera di alta qualità attribuita a Pasquino di Matteo da Montepulciano, qui trasferita dal chiostro, dove era stata adornata anche di pitture da Filippo Lippi. Sulla parete di faccia, un piccolo pulpito cinquecentesco, in pietra serena, e sotto il pulpito una tavoletta, dipinta su ambe le facce, col monogramma di Cristo, che si ritiene lasciata dallo stesso san Bernardino da Siena durante la sua predicazione a Prato. Nel pavimento, ai piedi degli scalini del presbiterio e al centro della nave, la lastra tombale in marmo bianco del mercante pratese Francesco Datini, eseguita nel 1411 da Niccolò di Piero Lamberti.

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