Chiesa dei S.Vito, Modesto e Crescenzia

P. Mercato, 20 - Badia Calavena Vedi la mappa

Informazioni

IX sec. - 1117 (origini e costruzione intero bene ) L'alta val d'Illasi fu occupata tra IX e X sec. dai carolingi, i quali edificarono chiese intitolate a santi di origini francese o comunque venerati a nord delle Alpi. E' il caso della chiesa di S. Dionigi a Marcemigo, di quelle di S. Martino e di S. Egidio a Tregnago e anche di quella di Badia Calavena, intitolata a S. Vito. Tale edificio, parte del quale è ancora visitabile (utilizzato come sala conferenze e teatro), era orientata a ponente, secondo l'uso antico, e presentava una struttura a tre navate (la centrale il doppio delle laterali) terminante con tre absidiole. Come altri edifici del nord Italia, anche la chiesa altomedievale di S. Vito venne danneggiata dal rovinoso terremoto del 1117. 1117 post - 1178 (ricostruzione intero bene ) Anche il monastero di S. Pietro situato sull'omonimo colle a monte della chiesa di S. Vito subì notevoli danni a causa del terremoto, al punto che i monaci benedettini lo abbandonarono gradualmente per trasferirsi a valle, presso la chiesa di S. Vito. Grande fu l'opera dell'allora abate Rodolfo (1159-1178), il quale in un primo momento mise mano alla chiesa di S. Vito, che venne rimpicciolita e ricostruita ad una sola navata e agli edifici annessi, danneggiati dal terremoto. In un secondo momento si dedicò alla costruzione del chiostro e di altri edifici di servizio, trasformando la chiesa di S. Vito nel complesso abbaziale di S. Vito. A questa fase appartiene l'erezione della torre campanaria, situata più o meno a metà della parete settentrionale dell'edificio. 1159 - 1185 (diritto pontificio carattere generale) Altro grande merito dell'abate Rodolfo fu quello di aver portato il monastero alla piena autonomia giuridica, sottraendolo all'autorità del vescovo di Verona e ottenendo il diritto pontificio. Papa Lucio III (1181-1185) nel 1185 confermava nel seguente testo, quanto già fatto dal suo predecessore Alessandro III (1159-1181): "Ricevo sotto la protezione di San Pietro e mia personalem il monastero dei Santi Pietro e Vito di Calavena. Come fece il mio predecessore papa Alessandro III, di felice memoria". 1185 - 1185 (possedimenti del monastero di Badia Calavena carattere generale) Nel 1185, con bolla pontificia, papa Lucio III confermava al monastero dei SS. Pietro e Vito di Calavena: il luogo dove si trova il monatero; la cappella di s. Faustino (oggi scomparsa) a Verona; la cappella di S. Ambrogio a Mezzane (oggi scomparsa); la cappella di S. Nicolò a Colognola (scomparsa); la chiesa di S. Andrea a Illasi (oggi S. Rocco, sconsacrata); la cappella di S. Vitale a Cogollo (poi di S. Giacomo, oggi scomparsa); il paese di Cogollo; la contrada di Gusperino; la chiesa di S. Maria dell'Isolo a Verona (oggi di S. Maria Rocca Maggiore); altre proprietà a Tregnago, Marcemigo, Cellore, Scorgnano e Casale, ma anche ad Illasi, Colognola, Caldiero, Belfiore, S. Giovanni Illarione, Mezzane e Trezzolano. 1348 - 1433 (restauro e costruzione intero bene) Nel 1348 la provincia di Verona fu colpita da una violenta epidemia di peste e da un terremoto che causò parecchi danni al monastero. Al contagio scampò un solo monaco, Francesco Cavalieri, il quale non potendo autoeleggersi o eleggere un abate, chiese al Papa di inviare un commendatario, che giunse a Badia nel 1360 (Michele da Mantova). Da tale data tutti gli abati di S. Vito furono commendatari. Essi, in considerazione delle condizioni precarie del monastero, lesionato dal terremoto, spostarono la loro residenza al paese di Tregnago. La situazione cambiò con l'elezione dell'abate benedettino e nobile veronese Maffeo Maffei (1424-1433). Egli, desideroso di ripristinare la regola benedettina, restaurò gli ambienti danneggiati nel 1348 e ne fece edificare altri ex novo, come le singole celle per i monaci (nel chiostro superiore) in sostituzione del dormitorio comune e la casa dell'abate (ala occidentale) al cui pian terreno si apriva la camera di rappresentanza dell'abate. 1433 - 1443 (passaggio di proprietà carattere generale) Il 18 settembre 1433 papa Eugenio IV, sostenitore della recente Congregazione di Santa Giustina di Padova, di propria iniziativa aggregò il monastero di Badia Calavena con tutte le sue rendite, a quello di S. Giustina di Padova. Tale situazione fu destinata a perdurare per un decennio, fino al 1443, anno in cui S. Giustina rifutò il possesso dell'abbazia, rimettendolo nele mani del pontefice, che lo diede in commenda all'abate benedettino Pietro Avogadro (1443-1446). Il monastero passò poi al commendatario Marino Badoaro (1451-1479) che venne accusato di incuria e di essersi impossessato di numerosi beni mobili dell'abbazia e successivamente al commendatario Agostino Maffei (1479-1495). 1498 - 1498 (passaggio di proprietà carattere generale) La commenda successiva venne affidata all'abate Girolamo Maffei, il quale, nel 1498, rimise liberamente nelle mani di Papa Alessandro VI la commenda abbaziale di Badia Calavena, che venne nuovamente unita alla Congregazione di S. Giustina di Padova, come sussidio ed ampliamento dell'abbazia di San Nazaro di Verona, appartente al cenobio padovano già dal 3 marzo 1442. D'ora in avanti la storia del monastero di Badia si identifica con quella del monastero di Verona. 1529 - 1529 (erezione in parrocchia carattere generale) Nel 1529, l'ultimo abate di Badia, Marco da Cremona, trasferì la propria residenza presso il monastero di S. Nazaro e la parrocchia venne unita alla chiesa abbaziale e parrocchiale di S. Nazaro. La cura d'anime continuò ad essere esercitata da un cappellano, mentre alcuni monaci di S. Nazaro scelsero di vivere a Badia. Ciò si ricava dalla prima visita pastorale (1529)del vescovo di Verona Gian Matteo Giberti (1524-1543), che scriveva: "visitata fuit parrochialis eccelsia Sanctorum Petri ac Viti et Modesti de Chalavena, quae est venerabilium monacorum Sanctorum Nazarii et Celsi Verone, ubi resident monaci et eorum capellanus". Da questo momento la chiesa nei documenti comparirà come parrocchiale dei SS. Vito e Modesto (secondo la tradizione S. Modesto fu il maestro di S. Vito). 1530 - 1530 (seconda visita pastorale vescovo Giberti carattere generale) Dalla seconda visita pastorale (1530) del vescovo Giberti (1524-1543) si evince che allora dall'abbazia dipendevano direttamente due cappelle: quella di S. Pietro sul monte omonimo e quella di S. Andrea al Progno. Le altre cappelle sparse nella val d'Illasi (S. Ambrogio a Mezzane, S. Andrea a Illasi, S. Niccolò a Colognola, S. Vitale a Cogollo, S. Pietro a Gusperino) e a Verona (S. Faustino e S. Maria all'isolo), un tempo di sua proprietà, divennero pertinenza del monastero cittadino di S. Nazaro, dal 1503 di regola cassinese. 1824 - 1828 (costruzione intero bene ) Tra 1824 e 1828, adiacente ed avanzata rispetto alla vecchia chiesa, venne edificata la nuova chiesa parrocchiale. Risultò un edificio dalle forme neoclassiche, con prospetto rivolto, come la chiesa antica, ad occidente. L'interno ad aula unica, movimentato da quattro altari laterali, termina con un presbiterio a pianta rettangolare, culminante in un'abside dal fondale semicircolare. 1835 - 1835 (consacrazione carattere generale ) La chiesa parrocchiale dei SS. Vito e Modesto fu solennemente consacrata nel 1835. 1891 - 1891 (crollo cella campanaria romanica) Nel 1891, a causa di un violento terremoto, crollarono tre delle quattro pareti della cella campanaria del campanile romanico. XX sec. - XX sec. (erezione torre campanaria) Tra gli ultimi anni del XIX sec. ed i primi del XX, la nuova chiesa parrocchiale venne dotata di una nuova torre campanaria, collocata nel lato meridionale della piazza antistante la chiesa 2006 - 2006 (restauro e risanamento conservativo corpo est) Del 2006 è il progetto di restauro, risanamento conservativo e recupero funzionale del corpo est del complesso monasteriale. Progetto a cura dell'arch. Piero Rodighiero 2009 - 2010 (restauro delle facciate e manuten. della copertura chiesa e ala ovest) Tra 2009 e 2010 è stato condotto un intervento di restauro delle facciate e di manutenzione del manto di copertura. Progetto a cura dell'arch. Massimo Alberti.

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