Cattedrale di S.Agata Vergine e Martire

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Informazioni

IV - V (realizzazione preesistenza romana: Terme Achilliane) La parte anteriore della Cattedrale insiste sulle terme Achilliane, uno dei tre edifici termali censiti a Catania, che si estendono al di sotto del contiguo Museo Diocesano a S e di parte della piazza Duomo ad O ed erano alimentate dalle acque del vicino Amenano. Risalenti al IV secolo (ed ancora attive nella prima metà del successivo, quando subirono modifiche), furono dapprima scavate dal principe Ignazio Paternò di Biscari nel XVIII secolo e presto visitate da viaggiatori e studiosi. La porzione al momento fruibile soggiace largamente alla Cattedrale e vi si accede da una scala posizionata all'estremità S del sagrato. Interventi di restauro e consolidamenti si sono avuti nel 1997 e nel 2004-06. XI - XX (realizzazione altri ambienti connessi) Distributivamente connessi e diversamente funzionali all'uso o al decoro del duomo sono i seguenti ambienti: le cripte (sottostanti una la Cappella della Madonna e due la nave sinistra); il salone sovrastante la cappella della Madonna, ripristinato nel 1959; l'antica sacrestia (tesoro) del XIV secolo, vano sito ad O di detta cappella, oggi peraltro integrato coi contigui ambienti di epoche diverse posti a S della nave destra, che si raccordano alla cappella del Sacro Cuore e in parte fungono da custodia della suppellettile sacra; detta cappella, infine, aperta al culto il 9 febbraio 1902. 1078 - 1093 (costruzione preesistenze normanne) Contestualmente alla rifondazione della diocesi, Sant'Agata la Nuova fu eretta per volere del Gran Conte Ruggero negli ultimi anni della conquista (in sostituzione della Vetere, probabile cattedrale fino all'invasione saracena) da maestranze locali sotto direzione di progettisti normanni, coordinati dal bretone abate-vescovo Angerio. Realizzata nel 1078-93 ed aperta al culto nel 1094, si configurò come ecclesia munita con l'annessa abbazia benedettina (vescovo ne fu quell'abate fino alla metà del XVI secolo). Gravemente colpita dal sisma del 1169, risorse in sito (con l'innalzamento di circa un metro del piano delle navi) ma subì ulteriori danni per l'incendio ordinato da Enrico VI nel 1197. Alla fine del Trecento dal vescovo Simone del Pozzo ebbe affiancato l'alto campanile. Col sisma del 1693 esso crollò, distruggendo le navate, mentre si salvarono nuovamente le absidi normanne (officiate dal 1696) con il transetto (che un dipinto del 1708 mostra già coperto) e le relative cappelle. 1495 - 1577 (realizzazione preesistenze moderne: portali) Alla devastazione del 1693 scamparono anche, oltre al romanico portale di facciata (del XIII secolo, poi rimontato in S. Agata al Carcere, ove tutt'oggi sussiste) e a diversi mausolei parietali, quattro portali marmorei, di cui uno esterno, quello rinascimentale sul fianco N, opera di Giandomenico Mazzolo (1577); i restanti tre sono all'interno: entro l'abside S quello di accesso al sacello di Sant'Agata, realizzato nel 1495 dal messinese Antonello Freri (autore nel medesimo sito dei coevi retablo e tomba del viceré Ferdinando de Acuña) e quelli che immettono nelle cappelle del Crocifisso e della Madonna, rispettivamente dei toscani Giovan Battista (1545) e Giandomenico Mazzolo (1563). 1675 - 1675 (costruzione preesistenza moderna: sagrestia ) Fors'anche per l'ubicazione rispetto all'originario campanile resistette al sisma del 1693 pure l'attuale sacrestia, costruita a O della cappella del Crocifisso nel 1675 per volere del vescovo Bonadies, che vi fece rappresentare l'eruzione del 1669 in un affresco verosimilmente eseguito dell'acese Giacinto Platania. La breve facciata sarebbe del Vaccarini. XVIII - XVIII (costruzione sacrario capitolare) Nel corso del secondo quarto del secolo XVIII, sotto l'episcopato di Pietro Galletti, vennero realizzati, a ridosso della parete O della sacrestia, i due locali del sacrario capitolare. XVIII - XVIII (realizzazione prospetti a N) Pur se in assenza di una documentazione certa, si ritiene diffusamente che il prospetto settentrionale della cattedrale nonché quelli dei corpi di fabbrica attestati a N della nave sinistra (e che guardano sulla floretta e su via Vittorio Emanuele), riferibili alla metà del secolo XVIII, siano del Vaccarini, perlomeno a livello progettuale. 1709 - 1716 (costruzione corpo longitudinale) Il vescovo Riggio scelse il progetto del ventiduenne e illetterato Girolamo Palazzotto: prima pietra il 19 giugno 1709. Si mantennero della pristina fabbrica orientamento e perimetro giusta ordinanza del plenipotenziario duca di Camastra del 28 giugno 1694, che imponeva l¿utilizzo delle membrature architettoniche superstiti. Giuseppe Longobardo fu il capomastro titolare, affiancato dai lapidum incisores Vincenzo Bevilacqua, Antonio Biundo, Paolo Battaglia, Antonio Amato coi figli Tommaso e Andrea e infine dallo stesso Palazzotto. Nel 1711, mentre si provvedeva a ¿consare il riposto, dove sta S. Agatuzza¿ cioè a sistemare il sacello della Patrona, fu voltata la nave centrale; nel 1714 si completò la precedente cupola e nel 1716 si posò il pristino pavimento: alla morte del Riggio (1717) la struttura era completa, mancando solo la facciata. 1731 - 1761 (realizzazione facciata) Nel 1730 il nuovo vescovo Pietro Galletti commissionò al conterraneo Vaccarini la progettazione e costruzione della facciata. La prima pietra fu posta il 27 marzo 1731, ma subito insorse l¿opposizione del Senato, tanto che la Corona inviò un regio visitatore mentre Vaccarini trasmetteva il modellino all¿Accademia di San Luca, che nel giugno 1734 approvò; pur se a rilento i lavori procedettero fino al completamento della porta grande (1736), ma poi si fermarono. Nel 1753, all¿insaputa di Vaccarini, i disegni furono esaminati da Carlo III (e per sua richiesta anche dal Fuga e dal Vanvitelli) ed approvati. Nel 1757, mentre la corona ordinava la ripresa dei lavori, morì il Galletti: l¿anno dopo, avendo il successore monsignor Ventimiglia appianato tutti i contrasti col Senato e avendo frattanto il titolare (assente da Catania) nominato come suo sostituto Francesco Battaglia, si avviarono -secondo il progetto vaccariniano appena lievemente ritoccato- i lavori, che si conclusero nel 1761. 1795 - 1800 (costruzione cupola) La prima cupola, avviata sul finire del 1712, risultava compiuta a settembre 1714, forse la prima eretta in Sicilia occidentale dopo il terremoto del 1693; impostata su un tamburo cilindrico, era a calotta semisferica costolonata e con lanternino. Fors¿anche perché meglio si adeguasse ai ben mutati orientamenti del gusto, monsignor Corrado Deodato ne volle una nuova. I lavori iniziarono nel gennaio 1795 con l¿abbattimento della precedente e la trasformazione a tutto sesto delle quattro arcate di sostegno e si conclusero nel dicembre 1799. Il progetto fu di Carmelo Battaglia Santangelo, che diresse il cantiere; alla sua morte (1799) gli subentrò negli ultimi mesi il cugino Antonino Battaglia Amato, che curò solo gli ultimi lavori di finitura, essendo stato concluso il lanternino già nel 1798. XIX - XIX (realizzazione altri interventi ottocenteschi) Nel 1824 fu realizzato l'altare nell'abside del SS. Sacramento. Nel corso del secolo XIX venne completata la grande balaustrata lapidea che recinge la floretta con la realizzazione dei quattro cancelli, dei grandi vasi e delle nove statue (otto a guardia dei cancelli stessi, la nona ad angolo): tali statue furono eseguite da artisti diversi (come Salvatore Grimaldi e Lorenzo Grasso) e in tempi diversi, le ultime nel 1896 mentre al centro del giardino era già una decima statua, la neoclassica allegoria della Fede. Le decorazioni in stucco a coronamento del prospetto N sono del secondo Ottocento. La Cattedrale fu solennemente consacrata il 10 aprile 1825. 1801 - 1807 (realizzazione interventi di Antonino Battaglia) Completata la cupola, Antonio Battaglia Amato provvide dal 1801 a rivestire le murature interne di stucchi a simulare il marmo (poi rimossi nel 1958-59); il tempio venne riaperto al culto nell'agosto 1804. In quell'anno il Battaglia progettò ed avviò la balaustrata in pietra di Taormina (alta m 2,50 ed estesa 121 metri), che recinge il giardino (floretta) lungo l'antistante piazza Duomo e la via Vittorio Emanuele; realizzata dallo scultore catanese Gaetano Puglisi, l'opera fu ultimata nel 1807. Nello stesso anno il Battaglia realizzò anche la balaustrata marmorea dell'altar maggiore, poi rimossa. 1852 - 1857 (costruzione campanile) Il Duomo normanno era stato dotato dal vescovo Simone del Pozzo di una torre campanaria, completata nel 1388 ed allineata a N (pianta quadrata con lato di 14 metri ed altezza di circa 70, poi elevata a quasi 90 intorno al 1630), che tuttavia crollò nel 1693. A sostituire quello provvisorio, realizzato ad inizio Settecento, il vescovo Regano volle l¿attuale, progettato da Carmelo Sciuto Patti nel 1852 ed innalzato sopra la cappella del SS. Crocifisso; i lavori furono ultimati nel settembre 1857. Contemporaneamente l¿architetto realizzava il coronamento a balaustrini del prospetto del Sacrario Capitolare. L¿edificazione del campanile concluse la fase dei grandi interventi. XX - XX (esecuzione restauri di fine XX secolo e interventi migliorati) Alle ulteriori indagini della locale Soprintendenza ai BB.CC. e dell'Ateneo catanese (Osservatorio delle Patologie Edilizie e Dipartimento di Chimica) negli anni 1993-96, è seguito infine il complesso intervento conservativo della fine del Novecento, che è consistito in particolare nel restauro della facciata, della cupola e del campanile, curato dall'anzidetta Soprintendenza. Contestualmente si è modificato l'assetto del presbiterio, con il lieve innalzamento (due gradini) del suo diversificato piano e la nuova pavimentazione (progettista l'architetto Salvatore Alberti) nonché l'esecuzione dei nuovi altare, ambone e candelabro (scultore Dino Cunsolo). 1925 - 1926 (realizzazione cantoria e coevi interventi migliorativi) Fu conclusa nel 1926 la grande cantoria, edificata dall'ingegner Salvatore Sciuto Patti sopra l'ingresso principale per volere del cardinale Francica Nava, onde alloggiarvi l'organo del 1877, di cui il cardinale Dusmet aveva voluto dotare il Duomo e che era stato dapprima posizionato al fondo dell'abside principale dietro l'altar maggiore, tuttavia con nocumento per la fruizione del relativo apparato pittorico. La struttura, in cemento armato, è retta da due coppie di pilastri pur essi in cemento rivestiti a mo' di colonne con superficie dipinta in marmoridea. Lo Sciuto Patti progettò altresì contemporaneamente la decorazione complessiva dell'organo, l'altare dell'abside di S. Agata (realizzato in marmo dal versiliese Luigi Tommasi) ed il cancello in ferro e bronzo che separa tale abside dal transetto, sul quale furono poi rimontate le dieci statuette bronzee del catanese Sebastiano Puglisi Condorelli (1798-1842), che già adornavano il cancello maggiore sul sagrato. 1950 - 1963 (erezione canonica carattere generale) La Basilica cattedrale è stata eretta in parrocchia il 22.10.1950 ed elevata a Basilica Minore il 12.03.1963. 1958 - 1959 (esecuzione restauri del 1958-59 ) Alla composita identità architettonica del Duomo, data dalla stratificazione degli interventi costruttivi e migliorativi, è corrisposta nel Novecento una molteplice attività conservativa. Dopo una misurata campagna di restauri nel 1925-26, seguirono nel 1935 l'eliminazione delle superfetazioni neogotiche nella cappella del Crocifisso, quindi -dopo i danni bellici del 1943- saggi esplorativi fra il 1952 e il 57 a cura dell'architetto Raffaele Leone ed infine (nell'imminenza del XVI Congresso Eucaristico Nazionale, tenutosi a Catania) l'organica campagna di restauri del 1958-59 sotto la direzione del medesimo, peraltro autore del nuovo pavimento (che giace ad un piano più basso del precedente): furono in particolare rimossi ovunque gli stucchi del Battaglia e rimesse in luce nell'area absidale tutte le visibili strutture dell'XI secolo e varie tracce del XII.

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